Nuova minaccia del governo turco al Rojava. Erdogan, non pago dell’invasione di Afrin e della zona cuscinetto di 5 chilometri concordata con gli Stati Uniti, aspira ad annettere un’area di 30 chilometri lungo l’intero confine tra la Turchia e la Siria del Nord. La zona è controllata militarmente dalle milizie del confederalismo democratico siriano, che difendono la rivoluzione in atto nell’area.
Per ora il presidente turco si limita alle minacce, ma è probabile che, se non otterrà nulla, se non un silenzio assenso, potrebbe sferrare l’attacco a fine mese, per annettere il Rojava e fare una pulizia etnica simile a quella attuata ad Afrin, dove si sono insediati i combattenti dell’Isis sconfitti sul campo dalle JPG e dalle YPG. Lo schema è quello adottato nelle zone curdofone della stessa Turchia, dove, dopo i bombardamenti e l’occupazione militare, i nuovi insediamenti sono abitati da immigrati turchi o arabi sunniti, fedeli al Sultano di Ankara. Erdogan punta tutto su quest’operazione, dopo la secca perdita di consensi, che ha portato un candidato laico sulla poltrona di sindaco di Istanbul.
Molte sono le varianti. In particolare Erdogan dovrà eludere la resistenza dell’alleato statunitense, i cui interessi collidono con quelli turchi.
Va da se che in Rojava è in ballo una rivoluzione e la sopravvivenza stessa di chi la sta costruendo. La partita finale si giocherà sul terreno, dove non basterà la determinazione, se le milizie del Rojava non avranno copertura aerea.
Il 6 e 7 settembre ci sono state varie iniziative di sostegno alla rivoluzione confederale in Siria in diverse località europee e in Italia.
L’Info di Blackout ha fatto il punto con Paolo Pachino, già volontario in Siria del Nord per due anni.
Per lui ed altri due miliziani torinesi la Procura ha chiesto la sorveglianza speciale. Il pronunciamento è previsto per il 15 ottobre.
Ascolta la diretta:
https://radioblackout.org/2019/09/erdogan-minaccia-il-rojava/
www.anarresinfo.noblogs.org